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REDISCOVERING POMPEII / Fare ricerca a Pompei oggi: il Progetto Insula del Centenario, i

Date post: 19-Nov-2023
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XIX. FARE RICERCA A POMPEI OGGI: IL PROGETTO “INSULADEL CENTENARIO”(NAPOLI)*

Antonella Coralini-Daniela Scagliarini

L’eruzione del Vesuvio, che ha fermato la vita di Pompei nel 79 d.C., ne ha anchefatto un unicum nel patrimonio archeologico, per la completezza, la contestualizza-zione e la rarità della documentazione. A tanta eccezionalità corrisponde una storiadegli scavi del tutto peculiare, iniziata nel 1748 e accompagnata da grande risonan-za culturale e da incalzante curiosità, che ha riportato alla luce circa i tre quarti dellacittà antica1.

Al fervore delle ricerche e degli studi ha sempre fatto da contrappunto il proble-ma della conservazione e della adeguata comunicazione di quanto riportato alla luce2.

Nella situazione attuale, l’urgenza dei problemi di gestione e tutela dell’areaarcheologica ha richiesto la sospensione dello scavo di nuove aree urbane e, invece,un intenso impegno di documentazione, studio e recupero di edifici che, ben con-servati nelle strutture murarie e nella decorazione al momento dello scavo, sono oragravemente deteriorati e depauperati da decenni di esposizione ad agenti di degradodi varia natura, dagli elementi atmosferici ai visitatori.

Due convegni recenti3 hanno cercato di delineare lo stato della ricerca a Pompei,mettendo in evidenza le due linee di tendenza prevalenti: da una parte, la crescen-te attenzione per l’indagine delle fasi insediative più antiche4; dall’altra, appunto,la ricostruzione sistematica e lo studio dei contesti dei “vecchi scavi”.

Fra le ricerche in corso su Pompei si distingue, inoltre, un gruppo di progettidedicati a un intero isolato della città antica5, cioè non ad una singola unità edili-zia ma ad una cellula del tessuto urbanistico. In questa prospettiva si colloca ancheil progetto “Insula del Centenario (IX 8)”, iniziato nel 1999 sulla base di una con-venzione tra la Soprintendenza Archeologica di Pompei e l’Università di Bologna(Dipartimento di Archeologia), nell’ambito della “legge per Pompei” (L. 352/97,artt. 9-10)6. Obiettivi della convenzione, lo studio, il completamento dello scavo e

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* Resp. Daniela Scagliarini Corlàita.1 Sulla storia degli scavi di Pompei e sull’attuale politica di tutela e recupero, i contributi raccol-

ti in GUZZO 2001, pp. 19-80, 119-180, con bibl. prec.; GUZZO 2003.2 L’attività di scavo è stata intensissima per tutto il XIX secolo, mentre una certa razionalizzazio-

ne è intervenuta dai primi decenni del secolo scorso (GUZZO 2001, pp. 51-62). Dagli anniSessanta, i nuovi scavi sono limitati ad approfondimenti stratigrafici in aree già messe in luce eallo scavo dell’insula dei Casti Amanti (IX 12, 6-7) ad opera della Soprintendenza (VARONE1996).

3 GUZZO 2001; Nuove ricerche sull’area vesuviana (Symposium, Roma, 29 novembre-1 dicembre2002), c.d.s.

4 Si segnalano, in particolare, i progetti dell’Università “La Sapienza” di Roma, diretto da A.Carandini (Casa di Giuseppe II, Casa delle Nozze di Ercole: CARAFA 2002, con bibl. prec.) edell’Istituto Archeologico Germanico, diretto da J.A. Dickmann e F. Pirson (Domus dei Postumii:DICKMANN-PIRSON 2002, con bibl. prec.).

5 Sul metodo, CARANDINI et alii 1996; DE ALBENTIIS 2001.6 GUZZO 2003, p. 201. La ricerca, di cui nel 2005 uscirà il primo volume dell’edizione scientifi-

ca, è stata finanziata in questi anni dai contributi dell’Università di Bologna (ex 60%; progettipluriennali di Ateneo), dal MIUR (dal 2003, FIRB, Fondi Integrativi per la ricerca di base, ePRIN, Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale), ma ha ricevuto anche il sostegno economico

la valorizzazione dell’insula IX 8, rinominata “del Centenario” per estensione delnome della grande domus che ne occupa la maggior parte e che fu, appunto, ripor-tata alla luce nel 1879, diciottesimo centenario dell’eruzione del Vesuvio7.

Il progetto ha finora privilegiato gli aspetti della documentazione e della con-servazione, ricostruendo la sequenza diacronica attraverso la stratigrafia delle strut-ture murarie e degli apparati decorativi in uso al momento della distruzione, ericorrendo a saggi di scavo stratigrafico solo per verifiche mirate, in genere prece-dute da prospezioni.

XIX. 1. CANTIERE-LABORATORIO E CANTIERE-SCUOLA

Il progetto del Dipartimento di Archeologia di Bologna ha fin dall’inizio adotta-to un approccio multidisciplinare e sperimentale, esteso a tutte le fasi del percorsodi conoscenza e valorizzazione del bene archeologico: l’insula è così diventata un can-tiere-laboratorio e un cantiere-scuola, in cui verificare l’efficacia e l’applicabilità dimetodologie e tecniche diverse, allo scopo di selezionare le procedure più idonee e diutilizzare quella pluralità di esperienze anche didatticamente, per la formazione deigiovani archeologi (al progetto hanno partecipato complessivamente circa 120 spe-cializzandi e studenti, la maggior parte per più anni).

Questa scelta ha portato all’attivazione di una serie cospicua di collaborazioni, divolta in volta funzionali a specifici obiettivi, con équipes di diversa specializzazione eprovenienza (in cinque anni, oltre 50 ricercatori attivi sul campo e nei laboratori).

Questi i responsabili dei gruppi di lavoro, con i rispettivi settori di ricerca (inassenza di indicazioni, si intende l’afferenza al Dipartimento di Archeologiadell’Università di Bologna):

Daniela Scagliarini Corlàita (Responsabile scientifico): pitture parietali, appara-ti decorativi, Virtual Archaeology.

Sara Santoro Bianchi (dal 2000 Università di Parma, Istituto di Storia dell’Arte.Responsabile scientifico operativo): tecniche costruttive e storia edilizia, saggi stra-tigrafici, indagini archeometriche.

Antonella Coralini (Segreteria scientifica e coordinamento): rivestimenti pavi-mentali, contesti e materiali degli scavi ottocenteschi, scavi e restauri 1879-1998.

Anna Maria Capoferro Cencetti: documentazione grafica e fotografica d’archivio.Luisa Mazzeo Saracino: laboratorio dei materiali.Laura Cattani: indagini archeobotaniche.Pietro Baraldi (Università di Modena, Dipartimento di Chimica): caratterizza-

zione dei pigmenti.Cristina Leonelli (Università di Modena, Dipartimento di Ingegneria dei mate-

riali): caratterizzazione delle decorazioni musive.Achille Bonazzi, Antonella Casoli (Università di Parma): caratterizzazione delle

malte e degli intonaci.Gabriele Bitelli, Antonio Zanutta (Università di Bologna, DISTART): rilievo

planoaltimetrico, rilievo fotogrammetrico dei ninfei.

Scoprire. Scavi del Dipartimento di Archeologia

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di due sponsores privati: la Makroform Spa di Terni (con cui si è instaurata la collaborazione perl’impiego sperimentale del policarbonato) e il gruppo bancario Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino, Banca Popolare di Ancona Spa, Banca Popolare di Napoli.

7 Il funzionario della Soprintendenza responsabile per il progetto è il dott. Antonio d’Ambrosio,Direttore degli Scavi di Pompei; per il restauro, l’arch. Paola Rispoli. Siamo grate alSoprintendente, Pietro Giovanni Guzzo, e a tutti i funzionari della Soprintendenza a vario tito-lo coinvolti nel progetto, per la costante, amichevole collaborazione. Sul progetto, SCAGLIARINI-CORALINI 2002a: ultima edizione, aggiornata, delle tre (2000, 2002, 2002) della mostra itine-rante di presentazione del progetto.

8 Per una sintesi, A.M. Capoferro, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, pp. 8-13.9 D. Scagliarini, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, p. 287.

Alberto Custodi, Lino Sciortino (Università di Bologna, DISTART): analisi sta-tiche e strutturali.

Beniamino Toro, Michele di Filippo (Università di Roma “La Sapienza”,Dipartimento di Scienze della Terra): prospezioni microgravimetriche.

Salvatore Piro (CNR-ITABC): prospezioni georadar.Nicola Santopuoli, Leonardo Seccia (Università di Bologna, CIRAM): spettrofo-

tometria.Antonella Guidazzoli (CINECA, Vis.I.T. Lab): computer graphics e Virtual

Archaeology.Tullio Salmon Cinotti (Università di Bologna, DEIS): fruizione multimediale

interattiva.

XIX. 2. LA DOCUMENTAZIONE D’ARCHIVIO (1879-1998)

Poiché le condizioni dell’insula al momento della scoperta, nel 1879, eranosostanzialmente quelle in cui l’aveva sigillata l’eruzione del 79 d.C., eccezion fattaper i cunicoli di fossores antichi e moderni, le fonti documentarie – scritte, grafichee fotografiche – relative al periodo della scoperta e anche ai decenni successiviacquistano un’importanza del tutto peculiare. Fra la fine dell’Ottocento e gli inizidel Novecento venne, infatti, realizzata una ricca serie di disegni ed acquerelli, didiversa paternità (G.Discanno, V. Loria, A.Sikkard, P. Gusman, L.Chifflot, L. Bazzani ) e tal-volta anche di elevata qua-lità, che offrono dati pre-ziosi per la conoscenzadelle strutture e soprattut-to degli apparati decorativi(Fig. 1).

Complementare è ilcontributo documentariodelle fonti fotografiche,anche se nessuna è relativaalle fasi di scavo8. Soggettoprivilegiato, gli ambientidi maggior interesse archi-tettonico e decorativo (l’a-trio, il peristilio, l’oecusbianco 7 e l’oecus nero 8),oltre a dettagli delle pittu-re parietali. Fra i docu-menti più interessanti, lafotografia del larario,riprodotto nella sua inte-grità (Fig. 2), prima chel’affresco con Bacco e ilVesuvio venisse trasferitoal Museo di Napoli9.

Il progetto “Insula del Centenario”

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1. Pompei, Casadel Centenario,

viridarium 33.Ninfeo (acquerello,

L. Bazzani,1901: da A.

Maiuri, Pompéi,Paris, 1938)

Alla ricostruzione dei contesti di scavo ottocenteschi contribuiscono, invece, lefonti scritte: in primis, i resoconti del “Giornale dei Soprastanti”, in cui quotidiana-mente venivano registrati i progressi dello «sterro ordinario» e i «trovamenti» dimaggior interesse, poi accuratamente riportati anche nei complementari “RegistriInventariali”10.

XIX. 3. IL RILIEVO PLANOALTIMETRICO E DELLE STRUTTURE MURARIE

Il rilievo, che ha coperto tutta la superficie edificata riportata alla luce (oltre2100 mq, pari a circa i 3/4 dell’estensione dell’insula in antico)11 e l’alzato di tuttele murature, è stato eseguito in modo da poter essere utilizzato anche per la pro-gettazione del restauro e delle coperture protettive.

Il nuovo rilievo planimetrico ha permesso di integrare e talora correggere lepiante predecenti: esemplare è il caso del calcolato disassamento del ninfeo e dellavasca del peristilio, sfuggito ai rilievi precedenti (Figg. 3, 4).

La lettura stratigrafica delle murature12 ha gettato nuova luce sulle lunghevicende edilizie dell’insula (in cui sono presenti tutte le tecniche murarie succedu-tesi a Pompei, dall’opera “a telaio”, in calcare, all’opus incertum, al laterizio), finoall’intensa serie di interventi degli ultimi anni della città, dopo il terremoto che lasconvolse nel 62 e che fu certamente seguito da altri sismi. A ciò si aggiunge un’in-fausta peculiarità della storia conservativa di Pompei: la lunga tradizione di inter-venti di manutenzione e di restauro “mimetici”, che richiedono un attento ricono-scimento, sulla base dell’esperienza, della documentazione d’archivio, delle analisiarcheometriche13.

Determinante è il contributo di queste ultime, in particolare per la caratterizza-zione dei materiali impiegati: nell’Insula del Centenario più di cento campioni di

Scoprire. Scavi del Dipartimento di Archeologia

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10 SCAGLIARINI-CORALINI 2003.11 DI COCCO-FRANCESCHELLI-GIORGI 2002.12 S. Santoro, B. Sassi, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, pp. 21-22.13 Sull’argomento, DE ALBENTIIS 1998.

2. Pompei, Casadel Centenario,atriolo del quartie-re di servizio 49,larario. Alla finedel XIX secolo(fotografia, A.Mauri) era ancorain situ la grandepittura con Baccoin forma di grap-polo d’uva e ilVesuvio ricoperto divigneti, ora alMuseo ArcheologicoNazionale diNapoli

Il progetto “Insula del Centenario”

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3. Pompei, Insuladel Centenario (IX

8). Rilievo pla-noaltimetrico(DISTART-DIPARCH,

1999-2003), conl’indicazione dei

principali assi visi-vi della domus.

L’orientazione delninfeo del virida-

rium 33, così comequella della vascadel peristilio 10,era calcolata in

modo da assicurar-ne la migliore visi-bilità dall’ingressodi rappresentanza e

dall’ambiente diricevimento di

maggior eleganza,l’oecus bianco 7

Scoprire. Scavi del Dipartimento di Archeologia

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malte, intonaci e pellicole pittoriche sono stati indagati con tecniche diverse e com-plementari.

Fra i risultati di maggior interesse, si segnala la caratterizzazione delle malte,tramite la diffrattometria ai raggi X su granulo rotante, che ha consentito di indi-viduare quattro diversi tipi di legante, ciascuno dei quali sembra essere associato aduna specifica tecnica edilizia, dal III secolo a.C. fino agli interventi di restauro suc-cessivi allo scavo ottocentesco: la prosecuzione dell’indagine mira a far luce sul pro-cesso produttivo e sull’organizzazione del cantiere che ha realizzato l’edificio14.

XIX. 4. INDAGINI MICROGRAVIMETRICHE E GEORADAR

Le prospezioni sono state condotte allo scopo di chiarire la natura di alcune ano-malie nel sottosuolo e come orientamento per la programmazione dei saggi di scavo.

L’indagine con il metodo Georadar15 ha portato all’elaborazione di mappe bidi-mensionali, a varie profondità, della distribuzione orizzontale dei riflettori (le strut-ture archeologiche) presenti nei volumi di sottosuolo investigati.

Informazioni complementari sono state fornite dalle prospezioni microgravime-triche realizzate nel 2001 e 200316.

La lettura combinata dei dati ha già consentito di verificare i dati dei resoconti edei rilievi dei primi scavi, confermando la presenza di strutture intraviste fra la finedell’Ottocento e gli inizi del Novecento e delle quali poi si era quasi persa memoria:esemplari i casi della vasca circolare del peristilio, precedente alla costruzione dellagrande domus a doppio atrio e peristilio, individuata come anomalia dalle prospezio-ni georadar nel 2001, e riportata alla luce da un apposito saggio di scavo nel 2002,e della cisterna dell’atrio 2, di cui le prospezioni microgravimetriche hanno confer-mato lo sviluppo verso sud, dall’impluvio fino alla canaletta del peristilio.

XIX. 5. I SAGGI DI SCAVO (1999-2003)

Gli interventi di scavo, come già accennato, sono stati finora limitati ai saggistratigratici finalizzati alla verifica delle ipotesi sulle ultime trasformazioni dell’in-sula. Dal 1999 ad oggi, i saggi di maggior impegno hanno riguardato, nella domus,il settore sud-ovest (2001), costituito dai quartieri di servizio e termale, dove è statoindagato il sistema cucina-caldaia dell’hypocaustum 53, e quello meridionale (2002),dove, oltre alla vasca circolare, è venuto alla luce anche un pavimento sottostante aquello del grande oecus 32, a un livello notevolmente inferiore17.

XIX. 6. IL RILIEVO DELLE PITTURE PARIETALI E DEI PAVIMENTI

Il rilievo delle superfici decorate riproduce in modo analitico ed esatto la condi-zione attuale, integrandola poi con i dati d’archivio18. Nella documentazione dei

Il progetto “Insula del Centenario”

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14 Alcuni risultati sono stati presentati nella giornata di studio Le indagini archeometriche applicateall’edilizia, pittura e mosaico dell’Insula del Centenario a Pompei, Parma, 2 aprile 2004, a cura di S.Santoro.

15 123 profili paralleli e ad alta risoluzione, con un SIR System 10 A+ equipaggiato con un’anten-na a frequenza nominale di 500 MHz (GSSI).

16 342 stazioni , realizzate con un gravimetro LaCoste & Romberg mod. D.17 È in corso lo studio dei materiali. I saggi proseguiranno nella campagna 2004. 18 È iniziata la realizzazione dei disegni integrativi comprendenti l’inserimento delle parti aspor-

tate e collocate in museo o in deposito, oppure recuperabili mediante la documentazione d’ar-chivio.

rivestimenti parietali e pavimentali si è adottato un approccio integrato, che coniu-ga più tecniche di rilievo, grafico e fotografico, e di restituzione: il rilievo “a contat-to”, in scala 1:1, il rilievo autoptico in scala 1:20; il fotoraddrizzamento19 (Fig. 5).

Tutti i rilievi sono stati digitalizzati: sul rilievo 1:20 sono stati inseriti, opportu-namente ridotti e riportati alla stessa scala, i rilievi “a contatto” in scala 1:1 degli ele-menti figurati e il file raster così ottenuto è stato utilizzato come base per il traccia-mento vettoriale, da inserire nel rilievo planoaltimetrico.

XIX. 7. LA CARATTERIZZAZIONE DEI MATERIALI

L’analisi dei pigmenti e dei leganti delle decorazioni parietali, applicata adun’ampia campionatura, è finalizzata all’identificazione della “tavolozza” degli anti-chi decoratori, cioè dei materiali e delle tecniche impiegate, e della gamma croma-tica originaria, alterata sia dal calore dell’eruzione sia dai fattori di degrado succes-sivi alla scoperta.

Sono stati impiegati sia metodi tradizionali (l’analisi chimica vera e propria) siametodi strumentali, quali la microscopia ottica, la diffrazione di Raggi X, la spet-troscopia infrarossa, la microscopia Raman, la gascromatografia accoppiata allaspettroscopia di massa.

Tra le domande poste dagli archeologici ai chimici, quella sulla presenza dileganti organici ha finora avuto risposta negativa, mentre si sono rilevati particola-

Scoprire. Scavi del Dipartimento di Archeologia

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19 CORALINI 2001a; EAD. 2001b; D. Scagliarini, A. Coralini, E. Vecchietti, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, pp. 23-26; SOLMI-VECCHIETTI 2001-2002; VECCHIETTI-ZANFINI 2003.

5. Pompei, Casadel Centenario,cubicolo 42, parete Nord.Fotopiano(DIPARCH2003)

ri accorgimenti nella stesura del blu egizio e del cinabro, colore costoso e facilmen-te deperibile20.

La caratterizzazione delle stesure musive, avviata di recente, ed è stata applicataalle tessere vitree del ninfeo, con l’impiego del colorimetro a laser, con risultatimolto promettenti.

XIX. 8. INDAGINI MULTISPETTRALI E SPETTROFOTOMETRICHE

È in corso dal 1999 un programma di rilevamento diagnostico, a intervalli rego-lari, degli intonaci, delle pitture e dei mosaici, allo scopo di monitorarne nel tempole variazioni cromatiche. In particolare, le superfici sono state selezionate in mododa controllare gli effetti dell’applicazione sperimentale di lastre di policarbonato, afini di protezione diretta o indiretta21.

XIX. 9. IL RILIEVO FOTOGRAMMETRICO DEL NINFEO

Un gruppo di ricerca del DISTART di Bologna, specializzato nell’applicazionedelle tecniche per la documentazione metrica dei beni culturali, ha svolto un pro-gramma di rilievo e restituzione fotogrammetrici dei ninfei a mosaico di Pompei22,assumendo come caso di studio per la messa a punto metodologica il complesso nin-feo della domus del Centenario23.

XIX. 10. DALLO “STERRO ORDINARIO” ALLO SCAVO STRATIGRAFI-CO: I REPERTI MOBILI

I saggi di scavo recenti (1999-2004) hanno restituito, oltre ad una grande quan-tità di frammenti d’intonaco (riferibili ai restauri resi necessari dal terremoto del 62e da quelli successivi), un numero cospicuo di reperti di cultura materiale, soprat-tutto ceramiche.

Fra i “ritrovamenti” degli scavi ottocenteschi (1879-1881), appare invece rile-vante, dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo, la presenza dei bronzi edei vetri: rispettivamente, poco meno di cinquanta e circa trenta pezzi sui quasi cin-quecento – quasi tutti appartenenti all’instrumentum di uso quotidiano – che i“Registri Inventariali” degli Scavi di Pompei dicono provenienti dall’insula24. Fra i«trovamenti … degni di nota», il primo posto spetta al «bellissimo Satiro in bron-zo» rinvenuto nel peristilio, vicino alla vasca centrale, sul cui bordo in antico dove-va fungere da bocca di fontana (Fig. 6). Il bronzetto è uno dei tre esemplari a noinoti dell’arredo scultoreo dell’insula, assieme a due statuette in marmo: una Venere,dai pressi degli ambienti termali, e «un giovine con capelli sciolti», forse unErmafrodito, dalle vicinanze del viridarium con ninfeo.

Il progetto “Insula del Centenario”

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20 P. Baraldi, A. Bonazzi, A. Casoli, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, p. 29.21 L. Seccia, N. Santopuoli, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, pp. 24-25.22 Nell’ambito del progetto di ricerca pluriennale di Ateneo “Metodologie di intervento multidi-

sciplinare per il rilievo, l’analisi e la protezione di strutture archeologiche a Pompei” (2000-2001), diretto dal compianto prof. Agostino Antonio Cannarozzi, in cui erano associatiDISTART e Dipartimento di Archeologia.

23 BITELLI-CAPRA-ZANUTTA 2002a.24 Di questi materiali, importanti per ricostruire il contesto abitativo, si sta svolgendo la non faci-

le ricognizione, negli archivi e nei depositi della Soprintendenza Archeologica di Pompei e delMuseo Archeologico Nazionale di Napoli. Sul metodo, ALLISON 2001; per i primi risultati,SCAGLIARINI-CORALINI 2003, pp. 285-86, 288-291.

XIX. 11. L’ANALISI NUMERICA DELLE STRUTTURE MURARIE

L’analisi della situazione statica delle strutture murarie, affidata a un’équipe delDISTART, ha come fine principale la progettazione di interventi di consolidamen-to e restauro e di sistemi di copertura25. Base di partenza, la realizzazione di mappedi criticità delle strutture murarie, che registrino le sollecitazioni determinate siadal peso delle strutture stesse, sia dall’azione del vento, sia dai sismi, tanto nellostato attuale, quanto nell’ipotesi di una copertura di restauro. Data la peculiaritàdelle strutture murarie in esame (un palinsesto molto composito, realizzato fra il IIIsecolo a.C. e il 79 d.C., e interessato da complesse vicende conservative), si è pro-ceduto all’applicazione sperimentale di un procedimento di omogeneizzazione (unamodellazione meccanica che ha tenuto conto del diverso comportamento delle dif-ferenti tessiture murarie, alla quale ha fatto seguito la modellazione matematica)(Fig. 7).

La necessità di utilizzare i dati raccolti dagli altri gruppi di ricerca ha indotto(2003) l’équipe del DISTART a progettare una «banca dati delle banche dati», orain fase di implementazione e verifica, al fine di raccogliere e consentire la rapidaconsultazione, la condivisione e l’integrazione di tutti i cospicui repertori di datiformatisi nell’ambito del progetto26.

XIX. 12. IL CONTRIBUTO DELLA VIRTUAL ARCHAEOLOGY: RICER-CA, COMUNICAZIONE, VALORIZZAZIONE

La Virtual Archaeology è uno strumento ricco di potenzialità (ma anche di faciliseduzioni), destinato ad un un ruolo crescente: nella fase della ricerca, perché puòaiutare nella verifica delle ipotesi ricostruttive; nella didattica e ancor più ampia-mente nella fase della divulgazione dei risultati scientifici e della valorizzazione deimonumenti. Da queste premesse si è sviluppato l’impegno a far confluire i dati rac-

Scoprire. Scavi del Dipartimento di Archeologia

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25 A. Custodi et alii, in SCAGLIARINI-CORALINI 2002a, pp. 30-32. L’indagine ha avuto inizio nel-l’ambito del citato progetto pluriennale di Ateneo (cfr. supra, nota 22). I primi risultati sono con-fluiti nella “Linee guida per il restauro” (SCAGLIARINI et alii 2002).

26 CUSTODI-SCIORTINO c.d.s.

6. Pompei, Casadel Centenario.Bronzetto di Faunoebbro, rinvenuto nel1879 nei pressidella vasca delperistilio 10, dicui costituiva inantico l’elementodecorativo. (dise-gno, da Notiziedegli Scavi, 1880,tav. III; ArchivioAlinari)

colti anche in una ricostruzione virtuale del settore di rappresentanza della domus:la sequenza fauces, atrium, tablinum, peristylium27. È stato realizzato, con un softwarespecifico e grazie alla dotazione hardware del CINECA, un modello tridimensiona-le navigabile e interattivo, con due diversi livelli di completamento delle partimancanti (filologico e analogico), in cui comunque è reso immediatamente ricono-scibile il diverso grado di certezza delle integrazioni (Figg. 8; Tav. 19).

Il prodotto finale è caratterizzato da una notevole versatilità: non solo è multi-piattaforma (cioè fruibile sia in un Virtual Theater sia, con gli opportuni adatta-menti, in un comune computer), ma si presta anche all’uso in un Virtual Set, perproduzioni cinematografiche e televisive (come ha dimostrato la realizzazione, daparte di RAI Tre Educational, di un documentario).

Infine il modello virtuale, accompagnato da un apposito apparato didascalico, èutilizzabile su Whire, un piccolo computer portatile inserito in un sistema wireless,messo a punto da Ducati Sistemi28.

XIX. 13. IL PROGETTO DI RESTAURO

Uno dei caratteri innovativi del progetto “Insula del Centenario”, previsto nellaConvenzione con la Soprintendenza, consiste nel fatto che l’équipe universitaria, cioèil partner cui è affidato, prioritariamente, il compito della ricerca scientifica, è chia-mato a partecipare attivamente anche alle fasi di programmazione e progettazionedegli interventi di restauro e valorizzazione.

Fin dall’inizio del progetto è stata gestita una fruizione “mirata” del monumen-to e del cantiere (resi accessibili ad un pubblico selezionato, di specialisti e non), esono state realizzate applicazioni sperimentali di protezioni, coperture e apparatididascalici.

Esperienze e dati acquisiti nel corso delle ricerche sull’insula, costantementediscussi con la Soprintendenza, sono confluiti nell’impegnativa redazione di due

Il progetto “Insula del Centenario”

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27 La sperimentazione è stata condotta nell’ambito del progetto MUSE (programma Parnaso), incollaborazione con il CINECA, il DEIS dell’Università di Bologna e DUCATI SISTEMI:SCAGLIARINI et alii 2003, con bibl.prec. Al tema è stata dedicato il convegno Ut natura ars(Bologna, 22 aprile 2002), c.d.s.; SCAGLIARINI-CORALINI 2002b.

28 T. Salmon Cinotti et alii, in SCAGLIARINI et alii 2003, pp. 252-270.

7. Pompei, Casadel Centenario.

Modello tridimen-sionale virtuale

dell’atrio principa-le 2, con ipotesi di

copertura di restau-ro: l’andamento

delle tensioni perl’azione del vento

(DISTART2002)

fascicoli di “Linee guida per il restauro”, presentati alla Soprintendenza alla fine del200229.

XIX. 14. L’INSULA, LA DOMUS, IL PROPRIETARIO

Tutti i risultati delle indagini menzionate convergono nello studio, il più possi-bile diacronico e integrale, dell’insula IX 8, di cui converrà dare almeno una sinte-tica descrizione.

Oltre alla grande domus con doppio atrio e peristilio, l’isolato comprende anche,sul lato sud, ancora non completamente scavato, un albergo (noto come “HospitiumHygini”) e una casa a peristilio; sulla facciata nord si allineano, inoltre, sei tabernaee una piccola schola filosofica, identificata come tale per un fregio dipinto con figu-re di filosofi. Ma la maggior parte dell’insula è occupata dalla grande domus delCentenario, una delle più grandi di Pompei (oltre 1.800 mq), organizzata sui dueatri e sul grande peristilio, che è il risultato dell’unione di due abitazioni più pic-cole (come sembra confermare anche il citato rinvenimento di una vasca più antica,e pertinente ad un diverso complesso, all’interno del peristilio, allineata con l’atrioprincipale).

La lunga storia edilizia di questo edificio gli ha conferito un aspetto molto arti-colato, che comprende uno dei più completi impianti termali privati di Pompei(44-47), e un sistema di triclinio, anticamera e ampio cubiculum affrescato con sceneerotiche (41-43), nel quale va probabilmente riconosciuto l’appartamento privatodel dominus, o del suo procurator.

Nel 79 d.C. nella grande domus era in atto un profondo processo di trasforma-zione. L’atrio principale, pur conservando la pretenziosa decorazione parietale conquadretti teatrali tratti da Euripide e Menandro, veniva declassato a funzioni com-merciali: tutti gli ambienti circostanti e un’ala erano attrezzati con scaffali, con ogniprobabilità destinati ai contenitori di vino di cui il proprietario doveva essere pro-duttore (come suggerisce la pittura del larario) (Fig. 3). Gli spazi di soggiorno ericevimento appaiono concentrati nell’area del peristilio, ma anche in questi simanifesta un’alternanza vistosa tra la finezza decorativa di vani come l’oecus bianco7 e l’oecus nero 8 (e in generale riscontrabile nei mosaici figurati della domus)30 (Tav.

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29 SCAGLIARINI et alii 2002.30 Realizzati fra la fine del I secolo a.C. e la metà del I secolo d.C. (CORALINI 2001b), e tutti di tema

8. Pompei, Casadel Centenario,modello tridimen-sionale virtuale delsettore orientaledella domus (inrosso nella plani-metria) (CINE-CA-DEIS-DIPARCH 1999-2002)

18), e alcune pitture grossolanamente d’effetto, come i grandi animali in lotta sullepareti del viridarium.

I dati epigrafici31, soprattutto le iscrizioni elettorali, potrebbero indicare comedominus Aulus Rustius Verus. Ma, anche se il nome non è certo, del dominus dell’ulti-ma fase di vita della casa è chiara la fisionomia sociale e culturale32: un personaggiodi origini libertine o comunque non illustri, che aveva accumulato con l’imprendi-torialità vinicola e commerciale un patrimonio rilevante e che aveva potuto eserci-tare un ruolo politico, diretto e indiretto, ai vertici della città; la sua domus espri-me, infatti, l’aspirazione ad un’autorappresentazione prestigiosa, contraddetta peròda qualche passo falso nel gusto architettonico e decorativo.

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Il progetto “Insula del Centenario”

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marino, forse legato ad un’attività di commercio navale di un precedente dominus (CORALINI2001a).

31 Le iscrizioni dell’insula, circa un centinaio, saranno pubblicate da A. Varone (SoprintendenzaArcheologica di Pompei), con la collaborazione di I. Cerato.

32 SCAGLIARINI-CORALINI 2003, pp. 283-85.

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