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REDISCOVERING POMPEII / D. Scagliarini Corlàita, A. Coralini (a cura di), L’Alma Mater a Pompei....

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L’ALMA MATER A POMPEI IL PROGETTO "INSULA DEL CENTENARIO" MOSTRA DIDATTICA a cura di DANIELA SCAGLIARINI CORLÀITA e ANTONELLA CORALINI DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA Terni, Centro di Visita e di Documentazione di Carsulae 12 aprile - 31 maggio 2002 COMUNE DI TERNI
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L’ALMA MATER A POMPEIIL PROGETTO

"INSULA DEL CENTENARIO"

MOSTRA DIDATTICA

a cura di

DANIELA SCAGLIARINI CORLÀITA e ANTONELLA CORALINI

DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA

Terni, Centro di Visita e di Documentazione di Carsulae12 aprile - 31 maggio 2002

COMUNE DI TERNI

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1.1 Regio nona, insula octava (A.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31.2 Il progetto “Pompei” dell’Università di Bologna (A.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 Le pitture di “un ricco e colto proprietario” … (A. Mau, 1881) (D.S.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63.1 La documentazione grafica “d’epoca” (A.M.C.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83.2 Disegnatori e pittori (A.M.C.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103.3 La prima documentazione fotografica (A.M.C.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124.1 Alibi: le pitture trasferite in museo (D.S.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144.2 In situ: pitture protette, restaurate, trascurate, rubate (D.S.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164.3 Intonaci senza parete: frammenti di pitture (D.S.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185.1 Il rilievo planoaltimetrico (I.D.C., C.F., E.G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205.2 Leggere gli antichi muri: archeologia e archeometria del costruito (S.S., A.B., B.S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215.3 Il rilievo delle pitture (D.S.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 235.4 Rilievo e restituzione grafica dei pavimenti (A.C., E.V.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 255.5 Il rilievo fotogrammetrico dei ninfei (G.B., A.Ca., A.Z.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 276.1 Rilievi ed indagini multispettrali e spettrofotometriche (N.S., L.S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 286.2 Tavolozza e tecniche nelle pitture dell’Insula del Centenario (P.B., A.B., A.Cas., C.V.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 296.3 Strutture murarie e analisi numerica: l’atrio principale della Casa del Centenario (A.Cu., S.D.M., C.G., L.Sc., G.U.) . . . . 306.4 L’uso sperimentale del policarbonato: coperture e protezioni (A.Cu.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 337.1 Virtual Archaeology: la Casa del Centenario (D.S.C., A.C., E.V., A.G., T.S.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 367.2 Texturing: rilievo archeologico e computer graphics (D.S.C., A.C., E.V.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38

Ringraziando l’Ufficio Beni Archeologici della Provincia di Trento ed il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, che han-no curato l’edizione italiana della mostra “La pittura romana dal pictor al restauratore” ed il relativo catalogo, originariamente realizzatiin Francia dal Centre d’Etude des Peintures Romaines di Parigi e Soissons, mi auguro che l’esposizione, dedicata all’illustrazione del-le tecniche della pittura di età romana, nonché ai metodi usati dai restauratori per il recupero dei preziosi frammenti pittorici parietali,possa essere adeguatamente apprezzata, così come è già avvenuto in Francia e successivamente in Italia, a Trento, Bologna e Oder-zo.La seconda sezione della mostra illustra le attività di ricerca condotte dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna nel set-tore della pittura romana a Pompei e si inserisce in un prezioso ambito di studio, di grande interesse per esperti e studenti.

L’Assessore alla Cultura e alla Scuola del Comune di TerniALIDA NARDINI

Soprintendenza archeologica di PompeiSoprintendente archeologo: prof. Pietro Giovanni GuzzoDirettore degli Scavi di Pompei: dott. Antonio d’AmbrosioUfficio tecnico: arch. Ennio Gallo

Università di Bologna (* - Dipartimento di Archeologia)Responsabile Scientifico: prof.ssa Daniela Scagliarini Corlàita *Responsabile Scientifico Operativo: prof.ssa Sara Santoro Bianchi (Università di Parma)Segreteria Scientifica e Coordinamento: dott.ssa Antonella Coralini *

Responsabili di settore: prof.ssa Anna Maria Capoferro Cencetti *prof.ssa Luisa Mazzeo Saracino *prof.ssa Laura Cattani *prof. Gabriele Bitelli (DISTART), prof. Alessandro Capra (Università di Taranto)prof. Francesco Ubertini, ing. Alberto Custodi, ing. Lino Sciortino (DISTART)arch. Nicola Santopuoli (Università di Ferrara), prof. Leonardo Seccia (CIRAM)prof. Pietro Baraldi (Università di Modena)prof.ssa Antonella Casoli, prof. Achille Bonazzi (Università di Parma)prof. Beniamino Toro, dott. Michele Di Filippo (Università di Roma “La Sapienza”)dott. Salvatore Piro (CNR – ITABC)

Progetto “Pompei – Insula del Centenario (IX 8)”Università degli Studi di Bologna - Dipartimento di ArcheologiaPiazza San Giovanni in Monte 2 – 40124 BolognaTel. 051 209 77 22 – 339 35 99 [email protected], [email protected]

L’ALMA MATER A POMPEI. IL PROGETTO “INSULA DEL CENTENARIO (IX 8)”

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1.1. REGIO NONA, INSULA OCTAVA (A.C.)

Fig. 1

Fig. 2

Scavi di Pompei, 16 maggio 1879: il Giornale dei Soprastanti re-gistra l’inizio del “disterro dell’isola a Est dell’isola 6a”. Partito dalsettore sud-occidentale dell’insula IX 5 e procedendo rapida-mente (con oltre cento operai sul cantiere) verso Nord, lungo ilvicolo fra le due insulae, la “liberazione dalle terre” ottiene pochigiorni più tardi (21 maggio) il primo risultato di rilievo: nella Re-lazione dei Soprastanti si legge che “si è manifestato un piccolobagno privato”. Nei giorni successivi, risalendo verso via di No-la, lo sterro porta alla luce altri ambienti sullo stesso lato dell’in-sula - fra cui il grande oecus “nero” (43) e il cubiculo “erotico”(45), ma senza che gli scavi, “non essendo abbastanza inoltra-ti”, permettano ancora di “dir nulla di preciso sulla topografia diquesto edificio”. L’attenzione si concentra, come di norma inquell’epoca, sulle pitture, di cui le relazioni dei Giornali dei So-prastanti (come poi i resoconti di Notizie degli Scavi di Antichità)danno dettagliate descrizioni. Solo l’avanzare dello sterro sulfronte dell’insula, su via di Nola, chiarisce la natura del com-plesso in corso di scavo: una grande casa, che “dovea essereabbastanza splendida”, con peristilio e due atri. Dopo l’esplora-zione dell’atrio occidentale (30), si passa (dal 16 settembre) al“disterro” delle botteghe affacciate su via di Nola. Lo scavo del-l’atrio maggiore (11) inizia l’8 marzo 1880, per poi raggiungererapidamente il peristilio (in cui si rinviene, il giorno 31, il bron-zetto del Fauno ebbro): due mesi più tardi viene “sgomberatodalle terre” (3 maggio) il ninfeo (64) e si procede (da maggio adagosto) all’esplorazione degli ambienti retrostanti, accessibili dalcriptoportico (65).Il “disterro” della Casa del Centenario può dirsi terminato nel set-tembre del 1880: l’ultimo capitolo degli scavi viene scritto,vent’anni più tardi, dal signor Roncicchi, giardiniere degli Scavidi Pompei, che cura l’esplorazione dello “spazioso giardino”(21). Rimane invece a tutt’oggi inesplorato il settore meridionaledell’insula, pari forse al venti per cento della superficie totale.

Quasi tutta la parte scavata dell’insula IX 8 (fig. 2) è occupatadalla grande “Casa del Centenario” (cosiddetta perché scopertanel diciottesimo centenario dell’eruzione). Fa eccezione il setto-re sud-occidentale, dove si riconoscono altre due unità edilizie:una piccola struttura, nota come hospitium Hygini Firmi (dallascritta tracciata col carboncino che al momento dello scavo sileggeva ancora sulla parete Nord del suo vestibolo), e la parteposteriore di una casa con peristilio, il cui settore d’ingresso gia-ce ancora sotto la collina.

La Casa del Centenario mostra le tracce di una lunga e tor-mentata storia edilizia, iniziata forse nel III secolo a.C. e interes-sata da più interventi di ristrutturazione e di rifacimento della de-corazione, pavimentale e, soprattutto, parietale. Nel 79 d.C., almomento dell’eruzione, la casa si presentava come un grandecomplesso a due atri e peristilio. Affacciata su via di Nola, sullaquale si aprivano i suoi due ingressi principali, la domus com-prendeva anche un quartiere occidentale, ampiamente ristruttu-rato nell’ultima fase edilizia. Disimpegnato dalle lunghe fauces(35) che correvano lungo il braccio Ovest del peristilio (23), que-sto settore della casa era articolato, da Nord a Sud, in tre nucleifunzionali: un appartamento privato - consistente in un grandetriclinio (43) e in tre cubiculo (42, 44, 45), uno dei quali, il più in-terno, decorato da quadri di soggetto erotico (45), un impiantotermale (46-49) e un quartierino di servizio, dotato di un in-gresso indipendente, dal vicolo occidentale.Cuore della casa era il peristilio (23), sul quale si affacciavano,a Nord e a Sud, gli ambienti di ricevimento più eleganti.Al centro del suo lato di fondo, nella posizione più importante,venne realizzato dopo il 62 d.C. un grande ninfeo dipinto e mo-saicato, traguardo ottico dei due assi visivi principali della do-mus: fauces-peristilio-ninfeo (10, 23, 64); oecus “bianco”-peristi-lio-ninfeo (18, 23, 64) (figg. 3, 5).

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Fig. 3

Fig. 4 Fig. 5

Fig. 6

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Fig. 1

Documentare, studiare e valorizzare l’insula IX 8 di Pompei èl’obiettivo del Progetto “Insula del Centenario”, che ha preso av-vio nel 1999 e che si fonda su un’apposita convenzione tra l’U-niversità di Bologna e la Soprintendenza Archeologica di Pom-pei, stipulata nell’ambito della “legge per Pompei” (L. 352, 8-10-1997, art. 10).

La gestione scientifica e didattica del progetto è affidata a do-centi e ricercatori del Dipartimento di Archeologia di Bologna,il cui impegno riguarda- la documentazione e lo studio dell’insula;- la pubblicazione scientifica dei risultati;- la redazione di un piano-guida per il restauro;- la redazione di un piano di valorizzazione.

Caratteristica principale del progetto è la multidisciplinarità:nell’ambito del programma di ricerca definito dai responsabiliscientifici, équipes di diversa provenienza mettono in campo leproprie specializzazioni (rilievo, diagnostica, conservazione, tec-nologie informatiche, restauro).

Al progetto hanno sino ad ora collaborato il Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delleAcque, del Rilevamento del Territorio (DISTART) dell’Universitàdi Bologna, nell’ambito di un progetto congiunto (Metodologie diintervento multidisciplinare per il rilievo, l’analisi e la protezionedi strutture archeologiche a Pompei) (vd. 5.5),il Centro di Calcolo Interuniversitario dell’Italia Nord-Orientale(CINECA) (vd. 7.1, 7.2), il Centre d’Etude des Peintures Murales Romaines (CEPMR) diParis-Soissons, del CNRS, oltre a ricercatori del Centro Interdipartimentale di Ricerche Applicate della Mate-matica (CIRAM) dell’Università di Bologna e della Facoltà di Ar-chitettura dell’Università di Ferrara (indagini multispettrali e spet-trofotometriche) (vd. 6.1),del Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistematica (DEIS)dell’Università di Bologna,del Dipartimento di Chimica dell’Università di Modena e del Di-partimento di Biochimica “Moruzzi” dell’Università di Bologna,per le analisi Raman dei pigmenti (vd. 6.2),del Dipartimento di Scienze della Terra e del Dipartimento di Chi-mica dell’Università di Parma, per le analisi delle malte e degliintonaci (vd. 5.2, 6.2),del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma“La Sapienza”, per le indagini microgravimetriche (fig. 1),

1.2. IL PROGETTO “POMPEI” DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA (A.C.)

dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (ITABC),del CNR, per le indagini georadar (fig. 3).Con il Progetto “Pompei” dell’Università di Bologna, l’Insula delCentenario diventa cantiere-laboratorio e cantiere-scuola.

Ogni anno il Dipartimento di Archeologia offre l’occasione diprendere parte a tutte le attività del progetto, dal rilievo alla dia-gnostica, a decine di giovani archeologi in formazione (qua-ranta nel 1999, sessanta nel 2000, oltre ottanta nel 2001): so-prattutto a studenti dei corsi di laurea delle Facoltà di Lettere eFilosofia e di Conservazione dei Beni Culturali e ad allievi dellaScuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Bo-logna, ma anche a studenti provenienti da altri atenei, italiani estranieri.L’esperienza di didattica integrata prosegue nelle aule e nei la-boratori del Dipartimento di Archeologia, dove viene rielaborata,dagli stessi gruppi di lavoro che l’hanno realizzata, la documen-tazione acquisita durante l’estate.

Nel corso delle prime due campagne (1999 e 2000), dedicate al-la documentazione delle strutture oggi in luce, è stato portato atermine il rilievo planoaltimetrico della parte scavata dell’insula,realizzato con stazione totale (vd. 5.1).Il rilievo di dettaglio, grafico (1:20; 1:1) e fotografico, delle strut-ture murarie (fig. 2, vd. 5.2) e dei rivestimenti parietali e pavi-mentali (vd. 5.3, 5.4) ha raggiunto, dopo la terza campagna (21maggio – 17 giugno 2001), il novanta per cento della superficieda documentare.

Fig. 5Fig. 4Fig. 3Fig. 2

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Di fronte ai resti del passato, l’archeologo si interroga anche su-gli originari contesti di ricezione e fruizione: in quali condizionioggettive gli antichi osservatori vedevano gli spazi in cui si muo-vevano e come percepivano gli oggetti che li popolavano?Ricostruire quei contesti e simulare quelle condizioni costitui-scono uno degli obiettivi della Virtual Archaeology (VA), che uti-lizza le tecnologie di Virtual Reality (VR) per la creazione e la vi-sualizzazione interattiva di modelli tridimensionali (3D) di singolimonumenti, di complessi urbani e di paesaggi.

Il campo di applicazione della Virtual Archaeology (VA) non si li-mita alla divulgazione e alla didattica.La Virtual Reality può, infatti, dare un contributo prezioso anchealla ricerca scientifica.In primo luogo, la sua principale caratteristica, la reversibilità, larende particolarmente adatta alla verifica e alla messa a punto diipotesi interpretative e ricostruttive.

Il valore scientifico di un modello virtuale è, naturalmente, deter-minato in primo luogo dalla qualità dei dati archeologici suiquali è fondato: per ottenere un buon prodotto (che sia, cioè,scientificamente “autenticato”, fedele ai caratteri formali dell’ori-ginale e proficuamente fruibile) archeologi, “modellatori” e grafi-ci devono saper coniugare la correttezza dell’informazione el’efficacia della comunicazione.

Una base documentaria scientificamente “validata”, una strettainterazione tra professionalità diverse (archeologi, esperti dicomputer graphics, esperti di comunicazione), una dotazionehardware e software di alto livello: ha questi requisiti la speri-mentazione (*) avviata nel 2000 dal Dipartimento di Archeologiadi Bologna, in collaborazione con il CINECA (Centro Interuniver-

sitario di Calcolo Automatico), con la Soprintendenza archeolo-gica di Pompei e con Boconsult - Ducati Sistemi, nell’ambito delProgetto “Insula del Centenario” e del Progetto Muse – Parnaso.

La Casa del Centenario è per la Virtual Archaeology un sogget-to di particolare interesse, sia per la sua storia edilizia sia per lesue vicende conservative. Più volte ristrutturata e ridecorata inantico, anche dal momento della sua scoperta (1879-1880) adoggi la grande domus è stata interessata da una lunga serie dipiccoli e grandi interventi di manutenzione ordinaria e di restau-ro. Il risultato è un palinsesto di non facile lettura.L’obiettivo comune di archeologi e informatici è la creazione diun modello a più livelli, corrispondenti alle principali fasi di vitadel complesso edilizio, dall’assetto originario fino alla situazioneattuale.Su quel modello tridimensionale e interattivo l’archeologo potràmettere alla prova le ipotesi di ricostruzione della storia edilizia edecorativa della domus: aggiungendo e togliendo muri, aprendoe tamponando porte, rimettendo in fase le decorazioni pavimen-tali e parietali, ricollocando gli oggetti mobili.

Caratteristiche principali del modello, la trasparenza e l’interro-gabilità: attraverso appropriate convenzioni grafiche e con ilsupporto di una banca dati (strutturata in modo tale da consen-tire la visualizzazione ipertestuale di una grande quantità diinformazioni contestualizzate e interrelate), il fruitore sarà mes-so nelle condizioni di conoscere la base documentaria (figg. 1,2) e di riconoscere le scelte ricostruttive e integrative, distin-guendo il dato certo dall’ipotesi verosimile.Il risultato finale sarà, di conseguenza, un prodotto, ancor piùche di realtà virtuale, di Augmented Reality (realtà cognitiva-mente incrementata).

Caso di studio, in questa fase di sperimentazione, è il settoreorientale della Casa del Centenario, cioè la sequenza di am-bienti allineati sull’asse visivo principale, dall’atrio maggiore (11),fino al viridarium con ninfeo (64), attraverso il tablino (17) e il pe-ristilio (23).Di quella sequenza di spazi è stato realizzato un modello a trelivelli, che corrispondono, il primo, alla situazione attuale (2000)(fig. 4) e gli altri a due diverse ricostruzioni della situazione del 79d.C. “così come poteva essere”: una ricostruzione integrativa,più attenta alle esigenze della divulgazione, ed una ricostruzio-ne filologica, in cui le parti analogicamente determinate sono vi-sualizzate in toni di grigio (figg. 3, 5; vd. 7.2, figg. 2, 7).

7.1 VIRTUAL ARCHAEOLOGY. LA CASA DEL CENTENARIO (D.S.C., A.C., E.V., A.G., T.S.C.)

Fig. 1

Fig. 3Fig. 2

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Fig. 4

Fig. 5

La fruizione del modello avviene secondo i modi della naviga-zione in tempo reale (Real Time), che consente il massimo gra-do di interattività, lasciando all’utente la facoltà di decidere la di-rezione da prendere la scelta di quanti e quali componenti “in-terrogare”.

(*)Responsabile scientifico: prof. Daniela Scagliarini (Dipartimentodi Archeologia);Ricerca archeologica: prof. Daniela Scagliarini, dott. AntonellaCoralini (Dipartimento di Archeologia), Erika Vecchietti;

Textures: Erika Vecchietti;Sviluppo tecnologico (CINECA - Vis.I.T. Lab): dott. Maria ElenaBonfigli (visualizzazione), arch. Massimo Alessio Mauri (model-lazione 3D), ing. Antonella Guidazzoli;Strumenti di sviluppo: Multigen Creator, librerie grafiche OpenGLPerformer e Vega (Multigen Paradigm) per IRIX;Collaboratori: arch. Anna Maria Capoferro (documentazioned’archivio), prof. Sara Santoro (rilievo grafico e fotografico), dott.Ivana Cerato, dott. Silvia Nerucci, arch. Francesco Corlàita (tex-tures), Studio Leonardo Srl (rilievo fotogrammetrico).

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Nella Casa del Centenario, a oltre centoventi anni dalla scoper-ta (1879-1880), lo stato di deterioramento di quanto rimasto in si-tu – e, in particolare, dei rivestimenti parietali - è in alcune particosì avanzato che solo un “restauro virtuale” potrà mostrare laricchezza e la varietà delle soluzioni decorative adottate in que-sta grande domus.

La base del processo di modellazione è costituita da un rilievoplanoaltimetrico di altissima precisione, realizzato con una sta-zione totale (vd. 5.1) e dai rilievi grafici (1:20) delle strutture e deirivestimenti (vd. 5.2, 5.3, 5.4).Su questa fase si procede all’estrusione dei profili dei muri, ge-nerando poligoni che poi vengono “montati” sulla planimetria,cioè collocati spazialmente nella posizione registrata dal rilievoplanimetrico.Ai volumi così ottenuti, che formano il modello in wireframe (cioèun’immagine vettoriale, cui i muri vengono visualizzati con lineenette ai soli spigoli) si applica la procedura di texture mapping:ogni faccia del modello viene rivestita di un’immagine raster, latexture, elaborata con un programma di computer grafica (tex-ture painting). Nel nostro caso di studio, le textures sono costituite sia da foto-grafie recenti, per il modello corrispondente alla situazione at-tuale, sia da ricostruzioni grafiche della decorazione nell’ultimafase di vita della casa (40-79 d.C.), realizzate sulla base dei ri-lievi in scala ridotta (1:20) e “a contatto” (1:1) (vd. 5.3, 5.4), at-traverso l’esame comparativo delle relazioni di scavo e della do-cumentazione grafica e fotografica d’archivio (vd. 3.1, 3.2, 3.3)(figg. 3-6) e tramite il confronto con analoghi esempi della regio-ne vesuviana. Nel processo di texturing la ricostruzione delle decorazioni è lafase più affascinante e complessa: per garantire la trasparenzadel modello virtuale, si impone la definizione di convenzioni che

7.2 TEXTURING: RILIEVO ARCHEOLOGICO E COMPUTER GRAPHICS (D.S.C., A.C., E.V.)

determinino i criteri e i modi di visualizzazione delle integrazioni.Nel nostro caso, fondato su criteri di correttezza filologica, si èscelto di adottare convenzioni rappresentative capaci di renderechiare agli occhi degli utenti l’articolazione e la gerarchia dellefonti del processo ricostruttivo (ricognizione autoptica, docu-mentazione grafica e fotografica d’archivio, testimonianze scrit-te).Lo standard selezionato consiste essenzialmente nella visualiz-zazione in toni di grigio delle integrazioni non filologiche, inmodo da restituire evocativamente all’occhio dello spettatore al-meno l’idea dell’articolazione dell’apparato decorativo, senza ri-nunciare alla riconoscibilità degli interventi integrativi (figg. 2, 7).

Il risultato è un prodotto multipiattaforma, che è destinato, in pri-ma istanza, alla fruizione immersiva e interattiva in un VirtualTheater (come quello di cui il CINECA si è dotato nel 2000) (fig.1), cioè in una struttura dedicata alla visualizzazione compute-rizzata tridimensionale, ad alta risoluzione grafica, ma che è an-che adattabile, per una più ampia fruizione, al web.

Fig. 2

Fig. 1

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Fig. 7

Fig. 3 Fig. 4

Fig. 5 Fig. 6

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L'ALMA MATER A POMPEI. IL PROGETTO "INSULA DEL CENTENARIO"

Ideazione e realizzazione: Daniela Scagliarini Corlàita e Antonella Coralini

- Bologna, S.Giovanni in Monte, 5 Ottobre - 13 Novembre 2000Organizzazione: Daniela Scagliarini Corlàita, Antonella CoraliniAllestimento: Anna Maria Capoferro Cencetti

- Roma, Istituto Archeologico Germanico, 15 Febbraio – 12 Aprile 2001Organizzazione: Michael Heinzelmann

- Boscoreale, Antiquarium Nazionale, 18 luglio - 4 novembre 2001Organizzazione: Grete StefaniAllestimento: Ennio Gallo, Carmela Mazza

- Terni, Centro di Visita e di Documentazione di Carsulae, 12 aprile - 31 maggio 2002Organizzazione: Fulvia Pennetti (Assessorato alla Cultura del Comune di Terni - Ufficio Pinacoteca)

La mostra è nata per presentare le esperienze di ricerca e di didattica del Dipartimento di Archeologia nel campo della pittura ro-mana a Pompei, dove dal 1999 si sono avviati, in convenzione con la Soprintendenza Archeologica, lo studio e la valorizzazione del-l’Insula del Centenario.Inaugurata a Bologna, nell’ambito delle manifestazioni di Bologna 2000, dopo la tappa romana e quella pompeiana (2001), la mostraviene riproposta, con una versione aggiornata e ampliata della guida breve, nel nuovo spazio espositivo dell’area archeologica di Car-sulae, per iniziativa del Comune di Terni, nella persona dell’Assessore alla Cultura, Alida Nardini, e con la collaborazione della Soprin-tendenza archeologica dell’Umbria.

Si ringraziano:Pietro Giovanni Guzzo, Soprintendente Archeologo di Pompei; Sergio Pernigotti e Giuseppe Sassatelli, attuale e precedente Direttoredel Dipartimento di Archeologia di Bologna; funzionari e tecnici della Soprintendenza Archeologica di Pompei: in particolare, Antoniod’Ambrosio, Direttore degli Scavi di Pompei, e Stefano Vanacore, responsabile del Laboratorio di Restauro delle Pitture; i laureandi e gliallievi della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Bologna che hanno collaborato all’organizzazione della mostra;Alberto Custodi e Corrado Santarelli, per il contributo all’edizione di Terni.

Testi: P.B. Pietro Baraldi A.G. Antonella GuidazzoliG.B. Gabriele Bitelli T.S.C. Tullio Salmon CinottiA.B. Achille Bonazzi N.S. Nicola SantopuoliA.M.C.C. Anna Maria Capoferro Cencetti S.S. Sara SantoroA.Ca. Alessandro Capra B.S. Barbara SassiA.Cas. Antonella Casoli D.S.C. Daniela Scagliarini CorlàitaA.C. Antonella Coralini L.Sc. Lino SciortinoA.Cu. Alberto Custodi L.S. Leonardo SecciaS.D.M. Stefano De Miranda F.U. Francesco UbertiniI.D.C. Ilaria Di Cocco E.V. Erika VecchiettiC.F. Carlotta Franceschelli C.V. Carla ViolanteC.G. Cristina Gentilini A.Z. Antonio ZanuttaE.G. Enrico Giorgi

Referenze fotografiche: Dipartimento di Archeologia di Bologna - Archivio Fotografico; Soprintendenza Archeologica di Pompei - Archi-vio Fotografico.

Stampa:Grafica Artigiana sas

Edizione:University Press Bologna, Imola

AlmaMaterPompei_Terni_2002 26-03-2002 19:25 Pagina 40


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