+ All documents
Home > Documents > •\tLa statua di ‘San Giovanni Nepomuceno’ a Passo San Giovanni (con note sulla famiglia...

•\tLa statua di ‘San Giovanni Nepomuceno’ a Passo San Giovanni (con note sulla famiglia...

Date post: 17-Nov-2023
Category:
Upload: independent
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
15
LA GIURISDIZIONE DI PÉNEDE Quaderno di ricerca storica con periodicità semestrale ISSN 2284-0214 Consiglio Direttivo e Comitato di Redazione Graziano Riccadonna: direttore responsabile Fabien Benuzzi: caporedattore Giovanni Mazzocchi: presidente Fabien Benuzzi Francesca Odorizzi Tullio Pasquali Tullio Rigotti Andrea Romani Marco Rosà Abbonamento annuale: Euro 20,00 Euro 30,00 sostenitore c/c bancario IT 21D08016 35102 0000160 40272 intestato a: Gruppo Culturale Nago-Torbole 38069 NAGO - c/o Biblioteca Comunale www.gruppoculturalenagotorbole.it E-mail: [email protected] Autorizzazione del tribunale di Rovereto n. 191 del 4.5.1994 L’IVA è condensata nel prezzo di vendita del periodico ed è assolta dall’Editore ai sensi del- l’art. 74, primo comma, lett. c) del DPR 26.10.72 n. 633 del DM 28.12.1972 Composizione e stampa: Litografia GRAFICA 5 Via Fornaci, 48 - ARCO (TN) - Tel. 0464.518037 In copertina: Vincenzo Errante nel 1926 In quarta di copertina: Zeno Diemer, Veduta di Passo San Giovanni con l’edicola sacra di San Giovanni Nepomuceno
Transcript

LA GIURISDIZIONEDI PÉNEDEQuaderno di ricerca storicacon periodicità semestrale

ISSN 2284-0214

Consiglio Direttivoe Comitato di Redazione

Graziano Riccadonna: direttore responsabileFabien Benuzzi: caporedattore

Giovanni Mazzocchi: presidenteFabien BenuzziFrancesca OdorizziTullio PasqualiTullio RigottiAndrea RomaniMarco Rosà

Abbonamento annuale: Euro 20,00 Euro 30,00 sostenitorec/c bancario IT 21D08016 35102 0000160 40272intestato a:Gruppo Culturale Nago-Torbole38069 NAGO - c/o Biblioteca Comunalewww.gruppoculturalenagotorbole.itE-mail: [email protected]

Autorizzazione del tribunale di Rovereto n. 191 del 4.5.1994

L’IVA è condensata nel prezzo di vendita del periodico ed è assolta dall’Editore ai sensi del- l’art. 74, primo comma, lett. c) del DPR 26.10.72 n. 633 del DM 28.12.1972

Composizione e stampa: Litografia GRAFICA 5Via Fornaci, 48 - ARCO (TN) - Tel. 0464.518037

In copertina: Vincenzo Errante nel 1926

In quarta di copertina: Zeno Diemer, Veduta di Passo San Giovanni con l’edicola sacra di San Giovanni Nepomuceno

SOMMARIO

Presentazione p. 5

PERSONAGGIVincenzo Errante (Roma 1890 - Riva del Garda 1951) p. 7di Ferdinando Martinelli

TRADIZIONI/USI E cOSTUMIQuando si dovevano santificare la domenica e le feste comandate p. 46di Tullio Pasquali

IL NOSTRO PATRIMONIOLa statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni(con note sulla famiglia Barcelli e Teodoro Benedetti) p. 62di Fabien Benuzzi

STORIA LOcALECronaca dell’inaugurazione della restaurata cappella votivadi Dosso casina avvenuta l’11 ottobre 1931 p. 75di Giovanni Berti, Tullio Rigotti

ARchEOLOGIANei restauri di Castel Pénede il rinvenimento di un fondo di catinodatato tra la metà del 1500 e la metà del 1600 p. 91di Tullio Pasquali, Valentino Rosà

RITRATTIFrancesco Mazzoldi, cent’anni tra avventure e passioni p. 95di Vittorio Colombo

MEMORIELa locomotiva a vapore (Ferrovia Rovereto Mori Arco Riva: RMAR) p. 99di Luigi de BonettiIl volto di Nago p. 103di Maria Masini de BonettiDue moderni “Romolo e Remo” allattati da una modesta caprainvece che dalla mitologica “lupa” p. 107di Ilario Vivaldi

cRONAchE-REcENSIONIDomenico Rigotti, filo rosso tra Otto e Novecento p. 109di Graziano Riccadonna

62

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni (con note sulla famiglia Barcelli e Teodoro Benedetti)

di Fabien Benuzzi

Stretto tra il monte Crei-no a nord i primi contrafforti della catena del Baldo a sud, il Passo San Giovanni, oltre ad essere da sempre una fon-damentale via di transito col-legante la Vallagarina all’Alto Garda, è altresì uno degli scorci più pittoreschi del territorio del comune di Nago-Torbole. Note-volmente suggestiva è infatti la vista che si ha dal valico verso il lago di Loppio, immortalata in numerosi dipinti di paesaggio, cartoline e fotografie. Sulla de-stra, quasi a fungere da quinta teatrale, uno sperone roccioso ospita un’edicola sacra con all’interno una statua di San Giovanni Nepomuceno, che veglia su chi percorre la strada sottostante (foto 1-2).

Giovanni Nepomuceno fu uno dei santi più celebrati durante il Settecento; il 31 mag-gio 1721 papa Innocenzo XIII ne confermò il culto mentre alla sua canonizzazione, avvenuta l’11 marzo 1729 sotto il pontificato di Benedetto XIII, seguì un grandissimo fervore popolare, testimoniato dalle numerose raffigurazioni nell’arte. Le sculture, poste normalmente accanto a fiumi o specchi d’acqua, ricor-davano le modalità con cui il santo venne martirizzato e la sua funzione di protettore

1. Edicola sacra di San Giovanni Nepomuceno, Nago, Passo San Giovanni (Archivio Fotografico della Provincia Autonoma di Trento Fondo G. Pedrotti)

63

contro le inondazioni. Giovanni era stato infatti gettato nelle acque della Moldava a Praga su ordine del dispotico re Venceslao IV; se le cause della condanna vanno fatte risalire alle tensioni esistenti tra il monarca e l’arcivescovo Jenštejn, di cui Giovanni era vicario generale, altri cronisti aggiunsero che il santo, confessore della regina Gio-vanna di Baviera, aveva irritato il re rifiutando di infrangere il segreto confessionale. Nell’iconografia San Giovanni Nepomuceno può essere raffigurato proprio nelle vesti di confessore, come nel caso di un celebre dipinto di Giuseppe Maria Crespi facente parte delle collezioni della Galleria Sabauda a Torino. Nel nostro caso, invece, egli è rappresentato mentre è assorto a contemplare il crocifisso 1.

1 Per l’agiografia si rimanda a Jaroslav Polc, Giovanni Nepomuceno (ad vocem), in Bibliotheca San-ctorum, 13 voll., Roma, Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, 1961-1970, VI, 1965 coll. 847-855. Un profilo divulgativo è quello di Miroslav Herold, Francesco Occhetta, San Giovanni Nepomuceno: il custode dei segreti, Gorle, Velar, 2009. Per il suo culto in Trentino vedi anche Giovanni Dellantonio, Argini, uomini d’ingegno e santi. Note sull’immagine e sulla difesa delle acque in Trentino in età moderna, in 1966, alluvione in Trentino. La memoria fotografica, a cura di Laura Dal Prà e Guido Gerosa, con la collaborazione di Roberto Paoli e Marino Degasperi, Trento Provincia autonoma di Trento. Soprintendenza per i Beni storico artistici, 2006 (Album, 3), pp. 57-58 (51-59).

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

2. Cartolina raffigurante Passo San Giovanni (Archivio Giovanni Berti)

64

Nel Basso Trentino e nell’Alto Garda abbiamo vari esempi di opere dedicate al santo; datata 1728 e quindi antecedente alla sua canonizzazione è una scultura a Limone del Garda, opera del bresciano Alessandro Calegari (foto 3); lo stesso autore eseguì in seguito un’altra versione nel 1735 a Riva del Garda per volontà di Georg Anton Lindemann, generale maggiore del Tirolo meridionale (foto 4) 2.

Sempre nella stessa cittadina benacense gli fu poi dedicato un altare nella chiesa di Santa Maria Assunta, decorato con una pala del pittore veronese Giovanni Battista Buratto avente come soggetto il suo drammatico martirio 3. Dello stesso anno dell’opera naghese è poi un altro San Giovanni Nepomuceno, un tempo in un’edicola di Mori Vecchio e attualmente in deposito presso la biblioteca comunale del paese; di buona fattura, la scultura è stata plausibilmente attribuita a Teodoro Benedetti, ultimo espo-nente della dinastia di scultori e lapicidi castionesi attiva per numerose chiese trentine (foto 5) 4. Numerosi sono gli altri esempi in Trentino e altrove; senza avere pretesa di esaustività si ricorderanno nella nostra provincia almeno la scultura decorante la fontana in via San Marco a Trento di autore ignoto e le versioni di Povo, Madrano di Pergine e San Michele all’Adige realizzate rispettivamente da Antonio Giongo (foto 6, ora in deposito presso Torre Vanga a Trento e sostituita da una copia), dallo stesso Teodoro Benedetti e da Antonio Giuseppe Sartori 5.

2 Per queste due opere si veda Giuseppe Sava e Luciana Giacomelli; Giuseppe Sava, in I Calegari. Una dinastia di scultori nell’entroterra della Serenissima, a cura di Giuseppe Sava, Cinisello Balsamo, Silvana, 2012, pp. 268, 271 (catt. 111, 114). Da una quindicina di anni la scultura rivana è situata in Piazza Catena.3 Vedi P.A. (Paolo Ambroggio), in La chiesa di Santa Maria Assunta a Riva del Garda, catalogo della mostra di Riva del Garda (23 dicembre 1989-31 marzo 1990), a cura di Marina Botteri, Riva del Garda, Museo Civico. Comune di Riva del Garda-Assessorato alla Cultura. Parrocchia di Riva del Garda, 1989, pp. 122-123; Donata Samadelli, Giambattista Buratto, in I pittori dell’Accademia di Verona (1754-1813), a cura di Luca Caburlotto et al., Crocetta del Montello, Antiga Edizioni, 2011, pp. 127-133.4 Edoardo Tomasi, Una statua ritrovata. Alcune note sul S. Giovanni Nepomuceno di Mori Vecchio, “I Quattro Vicariati e le zone limitrofe”, 71-72 (1992), pp. 441-445. Una dettagliata voce su Teodoro (pur omettendo l’opera di Mori) è quella di Marina Botteri Ottaviani, Teodoro Benedetti, in Scultura in Tren-tino. Il Seicento e il Settecento, a cura di Andrea Bacchi e Luciana Giacomelli, 2 voll., Trento, Provincia Autonoma di Trento-Servizio Beni Culturali. Università degli Studi di Trento. Facoltà di Lettere e Filosofia, 2003, II, pp. 67-76. 5 Pubblicate in Anna Mayr et al., Le fontane di Trento, Trento, Publiprint 1989, pp. 34-37; Roberto Pan-cheri, Antonio Giongo, in Scultura in Trentino, II, p. 148 (148-151), ma vedi da ultimo Luciana Giacomelli, Alberto Groff, in Tesori dal passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, catalogo delle mostre di Sanzeno e Trento, a cura di Laura Dal Prà e Luciana Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento, 2014, p. 355; Andrea Bacchi, Luciana Giacomelli, Dai Carneri ai Sartori. Architetture d’altari e sculture, in Scultura in Trentino, I, p. 208 (87-241); Id., Antonio Giuseppe Sartori, in Scultura in Trentino, II, p. 309 (305-315).

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

65

3. Alessandro Calegari, San Giovanni Nepomu-ceno, Limone sul Garda (riproduzione da Scultura in Trentino, II, p. 93)

5. Teodoro Benedetti, San Giovanni Nepomuceno, Mori, Biblioteca civica Luigi Dal Rì (Archivio autore)

4. Alessandro Calegari, San Giovanni Nepomu-ceno, Riva del Garda, Piazza Catena (riprodu-zione da I Calegari, p. 271)

6. Antonio Giongo, San Giovanni Nepomuceno, Trento, Torre Vanga (riproduzione da Tesori dal passato, p. 335)

66

La scultura naghese è stata oggetto di approfondimenti da parte di Aldo Miorelli nel suo prezioso studio sui “capitelli” di Nago e Torbole dove ne viene ricostruita la storia; in una supplica del 1738 rivolta al vescovo 6, il sacerdote don Francesco Bar-celli (o Barcella) chiese l’autorizzazione ad erigere una statua in memoria del fratello defunto poco tempo prima:

Bramando io umilissimo supplicante, e per mia divozione, e per secondare in ciò l’Intenzione di mio Fratello pocanzi defonto, far erigere in questo distretto di Nago una statua in onore di S. Giovanni Nepomuceno, affinché viepiù si aumenti nel Po-polo la devozione verso il medesimo gran Santo, supplico VS Reverendissima voler delegare per più comodo la facoltà di benedirla a questo nostro Signor Parroco 7.

Il 14 maggio 1738 arrivò il permesso, accompagnato da un’indulgenza di 40 giorni a chi avesse visitato la statua 8; quest’ultima venne realizzata lo stesso anno come indica l’iscrizione apposta sul basamento (foto 7-9).

“A TE NAPOMUCENO THAUMATUR/ GO IOANNE DOCT IOS ANTO/ BAR-ZELLI DE CLESENO NACI/ CAPEL CESAR HIC DE SACO/ SUPER SAXU TE TOLENS VOTU/ SOLVIT ET SALUTEM CAPIT/ ANNO MDCCXXXVIII

Si ha poi un accenno all’edicola sacra negli Atti Visitali del 1750 quando l’in-caricato vescovile ricordò la presenza di una cassetta per le elemosine, tuttavia già svaligiata più volte dai ladri, mentre nelle successive visite pastorali non ne venne più fatta menzione 9. I documenti pervenuteci non riportano il nome dell’artista a cui si rivolse il committente e un possibile tentativo di attribuzione tramite via stilistica è reso difficoltoso dalle vicende storiche dell’opera e dai danneggiamenti subiti nel corso degli anni; la testa è per esempio un’integrazione dello scultore Giuseppe Ziglio di Rovereto, artista consigliato dall’ufficio Belle Arti di Trento a don Eugenio Degasperi per il restauro della scultura in una lettera del 25 agosto 1924 (foto 10) 10.

6 I capitelli nella vita della comunità di Nago, Torbole e Linfano, a cura di Aldo Miorelli, “La Giuri-sdizione di Pénede”, 16-17 (2001), pp. 54-56. Il vescovo era Domenico Antonio Thun (1686-1758), che resse la diocesi tridentina dal 1730 fino all’anno della sua morte.7 Archivio parrocchiale di Nago (APN), Pastorale parrocchiale, Atti, 1, cc. 339-340.8 I capitelli, p. 54 Segnatura archivistica come nella nota precedente.9 Ibid; Archivio Diocesano Tridentino (ADTn), Atti Visitali, 55, c. 14v.10 I capitelli, p. 56. La fonte, indicata nella pubblicazione citata come “memorie” di don Eugenio De-gasperi è da individuarsi probabilmente con una lettera conservata in APN, Chiesa parrocchiale, Atti amministrativi, b. 2 “Ricostruzioni”, b. 2/3 “Santissima Trinità”, carte sciolte (alla data). Scarsissime sono le notizie su Giuseppe Ziglio († 1931), scultore a cui spettano l’altare maggiore della parrocchiale di

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

67

7. Scultore trentino, San Giovanni Nepomuceno, Nago, Passo San Giovanni (Archivio autore)

8. Scultore trentino, San Giovanni Nepomuceno, Nago, Passo San Giovanni, dettaglio dell’iscrizione (Archivio autore)

68

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

9. Scultore trentino, San Giovanni Nepomuceno, Nago, Passo San Giovanni,dettaglio con lo stemma Barcelli (Archivio autore)

Anche al netto dei danni subiti (perdita di parte del braccio sinistro e abrasione del volto del Crocifisso), la statua appare qualitativamente inferiore al coevo esemplare moriano, sia nella rigidezza complessiva nella figura che nella resa dei dettagli come la decorazione della mantella, mentre di simile fattura è invece il motivo ornamentale dell’abito talare (foto 12-13). Non essendo proponibile il nome di Teodoro Benedetti, l’autore sarà da individuarsi plausibilmente in uno scultore di ambito locale.

Il presente contributo può offrire l’occasione per qualche veloce cenno alle figure di Francesco e Giuseppe Barcelli che appaiono tuttora poco chiare; va anzitutto precisato che non è assolutamente agevole ricostruire la loro biografia, in quanto disponiamo di pochissimi elementi. È innanzitutto ignota la loro data di nascita, per via della perdita del registro dei battesimi della parrocchia di Nago relativo a buona parte del Settecento 11;

Levico Terme (1928) e restauri di stucchi al Santuario di Piné e presso la parrocchiale di Villa Lagarina, si veda Simone Weber, Artisti Trentini e Artisti che operarono nel Trentino, 2° edizione a cura di Nicolò Rasmo, Trento, Monauni, 1977, p. 385; Dizionario degli artisti trentini tra ‘800 e ‘900, a cura di Fiorenzo Degasperi, Giovanna Nicoletti e Rita Pisetta, Trento, Edizioni Il Castello, 1999, pp. 484-485.11 Parrocchia di San Vigilio in Nago. Inventario dell'archivio storico (1336 (copia) - 1947) e degli archivi aggregati (1671-1947), a cura di Cooperativa Koiné, Trento, Provincia autonoma di Trento. Servizio Beni librari e archivistici, p. 17.

69

nonostante fossero sacerdoti, essi non ebbero inoltre la cura delle anime di Nago né a quanto pare di un’altra parrocchia 12. Grazie alle ricerche di Aldo Miorelli, sappiamo tuttavia che dal 1720 Francesco fu amministratore della chiesa di Torbole 13.

Principale fonte, seppure parziale e lacunosa, è il loro testamento del 3 ottobre 1735, a cui venne aggiunto un codicillo il 3 maggio 1738 14. Da esso apprendiamo in-

12 Nella prima metà del Settecento i sacerdoti a capo della parrocchia di San Vigilio furono il solandro Ber-nardino Zorzi e i naghesi Giuseppe Zanfranceschi senior e junior (rispettivamente zio e nipote). I due Barcelli non compaiono poi nel dattiloscritto di Remo Stenico, Sacerdoti della diocesi di Trento dalla sua esistenza fino all’anno 2000. Indice Onomastico, Trento, 2000 (consultabile presso l’Archivio diocesano tridentino). 13 Ricaviamo la notizia da una richiesta del 27 luglio 1727 indirizzata al principe vescovo per ottenere l’autorizzazione a collocare una cassetta per elemosine a suffragio delle anime purganti nel porto di Tor-bole, «Scorrono sett’anni, ch’io indegnamente amministro la Chiesa di questa Vicinia di Torbole (…)», I capitelli, p. 81. 14 APN, Benefici e Legati, Registri di amministrazione, 2, B. Contenente il Testamento e Codicillo delli Defonti SSri Fratelli Barcella. Registro delli Legati. Partite de R.Rdi SSri Sacerdotti per le Messe Celebrate ed altri. Casse Entrata e Uscita, cc. 1-6 (più il codicillo alle cc. 6-9). Per i legati cfr. anche APN, Pastorale parrocchiale, Atti, 1, cc. 335-336.

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

10. Scultore trentino, San Giovanni Nepomuceno, Nago, Passo San Giovanni, dettaglio del volto con l’integrazione di Giuseppe Ziglio (Archivio autore)

11. Teodoro Benedetti, San Giovanni Nepomuceno, Mori, Biblioteca civica Luigi Dal Rì, dettaglio del volto (Archivio autore)

70

nanzitutto che i due erano figli di un Giovanni, ancora vivo al momento della stipula, mentre sono note almeno altre due sorelle, Marta e Francesca rispettivamente vedove di Giovani Battista Isotti e Andrea Rigatti. Giuseppe morì il 6 maggio 1738, pochi giorni prima della già ricordata richiesta di Francesco, mentre quest’ultimo visse fino al 22 dicembre 1755 15. Il 9 marzo 1756 venne redatto l’elenco dei beni appartenuti ai due fratelli defunti, commissari testamentari il sacerdote di Nago don Giuseppe Zan-franceschi junior e il suo omologo di Mori don Floriano Morandi 16.

Ricaviamo poi alcune informazioni sulla famiglia tramite la consultazione del fondo Patrimonio presso l’Archivio diocesano tridentino da cui si evince che numerosi membri intrapresero la carriera religiosa, almeno a partire dal 1617; il 22 dicembre di quell’anno, venne infatti stilato l’elenco delle proprietà di don Giovanni Domenico figlio di Giovanni Battista 17. Tra le varie proprietà della famiglia si citano soprattutto la casa situata in contrada “Burgi Novi” (l’attuale via Arturo de Bonetti) e una campagna in località Chieseno. In deposito presso la canonica di Nago vi è poi uno stemma, datato 1718, riportante l’iscrizione CAP. CAESAR IOAN BARZELIS (o BARZELAS, non facilmente leggibile); al di sotto dell’aquila bicefala degli Asburgo, è raffigurata una barca, attributo ‘parlante’ (foto 14) in quanto fa chiaramente riferimento al cognome e che ritornerà su diverse opere commissionate da Francesco e Giuseppe.

L’identità di Giovanni non è tuttavia chiara; sembrerebbe ragionevole identificarlo con il padre dei due sacerdoti e sciogliere l’abbreviazione “cap” in capitano, lasciando presumere un suo ruolo al servizio dell’esercito asburgico. Come mi informa tuttavia

15 Ibid., c. 10. 16 APN, Pastorale parrocchiale, Atti, 2, cc. 98-117. Il documento è redatto, su incarico degli stessi commissari, da Donato Gazzoletti e Bortolo Perugini.17 ADTn, Patrimonio, 1, cc. 81-83.

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

12. Scultore trentino, San Giovanni Nepomuceno, Nago, Passo San Giovanni, dettaglio della decora-zione della veste (Archivio autore)

13. Teodoro Benedetti, San Giovanni Nepomuceno, Mori, Biblioteca civica Luigi Dal Rì, dettaglio della decorazione della veste (Archivio autore)

71

Aldo Miorelli, negli stessi anni un Giovanni Bar-celli era cappellano a servizio dell’imperatore 18.

Nonostante l’esistenza del blasone, i Barcelli non dovettero mai avere il diploma di nobiltà 19, rimanendo plausibilmente al rango prenobliare come sembra emergere dalla docu-mentazione relativa ad un certo Antonio Barcelli, “alumnus Lodroni” presso il collegio Rupertinum di Salisburgo nel biennio 1730-1731 e entrato nel 1730 nell’“Ephebeum”, il collegio dei paggi del principe vescovo, all’epoca Leopoldo Firmian. Dal momento che in quest’ultima menzione viene definito “Barcellis des Cleseno”, si desume che la località naghese in cui i Barcelli possedevano terreni fosse diventata il predicato nobiliare della famiglia 20. Ambigui sono inoltre alcuni documenti da cui emergerebbe che Barcelli non fosse il cognome originario; in una supplica da parte dei cittadini di Nago e Torbole al vescovo del 1728 affinché Giuseppe Barcelli mantenga gli altari eretti nella parrocchiale e nella chiesa di San Rocco possiamo infatti leggere: «Don Giuseppe Nones, che si fa chiamar Barcella» 21. Allo stesso modo il cognome Barcella è seguito da “Nones” in un documento, datato 12 maggio 1681, relativo ad un altro Giuseppe, figlio del fu Antonio e fratello di un Giovanni (lo stesso padre dei nostri Francesco e Giuseppe?) a cui lascia tutti i suoi beni dopo l’entrata nell’ordine francescano 22.

La statua di San Giovanni Nepomuceno non è l’unica committenza pubblica voluta dai due fratelli che segnarono il volto artistico di Nago nella prima metà del

18 Comunicazione scritta del 5 febbraio 2015. È in corso di pubblicazione, da parte dello stesso studioso, un sonetto dedicato a questo religioso.19 Il blasone dei Barcelli non compare per esempio nei repertori di Gian Maria Rauzi, Araldica trentina, Trento, Artigianelli, 1977 e Gianmaria Tabarelli de Fatis, Luciano Borrelli, Stemmi e notizie di famiglie trentine, supplemento a “Studi trentini di scienze storiche”, sezione prima, LXXXIII (2004), 4 - LXXXIV (2005), 1. 20 Si veda Georg Stadler, Salisburgo e il Trentino, Trento, Provincia Autonoma di Trento, 1994, pp. 102, 105, 118.21 APN, Pastorale parrocchiale, Atti, 1, c. 315. 22 ADTn, Patrimonio, 12, cc. 314-316.

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

14. Stemma della famiglia Barcelli, Nago, Canonica (Archivio Giovanni Berti)

72

Settecento; si possono ricordare innanzitutto l’altare maggiore della parrocchiale di San Vigilio (1741), recante le armi familiari sulle portine laterali e affiancato dai santi eponimi dei committenti Giuseppe e Francesco di Sales 23, il maggiore nella chiesetta di San Rocco (1743) e una chiesetta nella località di Chieseno (1733), ora scomparsa. I rapporti con gli abitanti di Nago non furono sempre facili; la costruzione di quest’ultimo edificio comportò la distruzione di un “capitello” dedicato alla Vergine eretto proprio dalla Comunità che espresse le sue rimostranze 24. In un altro caso è essa stessa, tramite il sacerdote Giuseppe Zanfranceschi, a fare pressione su Francesco affinché mantenesse la promessa di erigere il nuovo altare maggiore nella chiesa parrocchiale 25.

Un documento reperito in occasione della presente ricerca può costituire un in-teressante indizio, seppure indiretto, relativo alla paternità di alcune opere collegate ai due fratelli; le carte successive al testamento contengono il registro dei conti dell’eredità Barcelli dove compare un certo Teodoro Benedetti di Mori che dal 1774 al 1783 versa agli amministratori un affitto per un censo capitale 26. Nonostante non vengano fornite ulteriori informazioni riguardanti questo personaggio, non appare azzardata l’idea di identificarlo con l’omonimo architetto e scultore castionese ricordato in precedenza; oltre all’indicazione di Mori come suo luogo di residenza, sembra giocare a favore di questa ipotesi l’ultimo pagamento datato 1783, anno in cui avvenne il decesso di Benedetti. Ed è proprio alla bottega di Teodoro che la critica ha avvicinato in passato l’altare maggiore naghese, così come le due sculture sono state assegnate all’artista ladino Domenico Molin, che collaborò con l’architetto in più cantieri 27. Al suo ambito è poi stato giustamente riferito l’altare maggiore della chiesa di Sant’Andrea a Torbole, la cui costruzione è da collegarsi al passaggio da cappellania a curazia, avvenuto nel 1741. Sebbene il mecenate fu in questo caso il ricco mercante Francesco Maria Giu-liani che commissionò anche la relativa pala al celebre pittore veronese Giambettino Cignaroli 28, non è fuori luogo supporre un ruolo di mediatore di Francesco Barcelli,

23 Se l’identificazione di quest’ultimo appare certa, permane tuttavia qualche dubbio sul riconoscimento del primo santo dal momento che non reca con sé nessun attributo.24 I capitelli, p. 54.25 APN, Pastorale parrocchiale, Atti, 1, cc. 379-380. Il documento è datato 9 novembre 1739.26 APN, Benefici e Legati, Registri di amministrazione, 2, B. Contenente il Testamento, c. 82v. Cfr. anche APN, Benefici e Legati, Registri di amministrazione, 3, Registro dell’amministrazione dell’eredità dei fratelli Barcelli, c. 30v.27 Si veda rispettivamente Claudio Strocchi, Per Stefano Lamberti, “Studi trentini di scienze storiche”, LXXVII (1999), sezione seconda, 1-2, pp. 12-13 (5-20); Andrea Bacchi, Domenico Molin, in Scultura in Trentino, II, p. 211 (206-214). Entrambe le attribuzioni sono state accettate dallo scrivente, Fabien Benuzzi, Gli altari della parrocchiale di San Vigilio a Nago, “La Giurisdizione di Pénede”, 30 (2008), pp. 85-89 (79-104).28 Sul tema Elvio Mich, Giambettino Cignaroli a Torbole e il pittore Giuliano Giuliani in L’Officina

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

73

alla luce del suo ruolo di amministratore della chiesa torbolana. Chiudiamo infine con un terzo altare, quello della chiesetta di Santa Maria ab Indis a Mori Vecchio sul quale, a mia conoscenza, non esistono studi specifici (foto 15) 29. Anch’esso è di committenza Barcelli come testimoniano lo stemma familiare posto a coronamento della nicchia centrale e l’iscrizione sul timpano, ricordante la donazione in occasione dell’Assun-zione della Vergine nel 1741.

FRANCO BARZELLA NACI HOC/ D./ ALTARE MARIAE AB INDIS DONATVIRGO MEMENTO MEI XV AUG. MDCCXLI

Un tentativo di reperire documentazione riguardo a quest’opera nell’archivio parrocchiale di Mori si è rivelato infruttuoso e allo stesso tempo rimangono da scoprire le ragioni che spinsero Francesco Barcelli a patrocinare la costruzione di un altare nel paese lagarino e la natura dei suoi rapporti con il clero locale, confermato dal docu-mentato rapporto con don Floriano Morandi. Passando all’analisi stilistica dell’altare - dove sono tuttavia ravvisabili integrazioni successive da datarsi probabilmente agli inizi del XX secolo quando la chiesetta venne ricostruita -, rimanda alla cerchia di Teodoro Benedetti il motivo mistilineo decorante l’antependio che delinea un’urna in breccia viola ove spicca al centro una cartella ovoidale in rosso di Francia. Propo-niamo un confronto con la decorazione di un altro paliotto ove ritroviamo tra l’altro questi due marmi; si tratta di un lavoro documentato di Teodoro, ovvero l’altare della Madonna dell’Aiuto nella chiesa di San Marco a Rovereto, messo in opera sempre nel 1741 (foto 16) 30. Se la qualità dell’altare “Barcelli” è chiaramente inferiore a quello roveretano, come si rimarca per esempio nel modo più semplificato di scolpire le volute, le notevoli somiglianze permettono nondimeno di assegnare l’esecuzione alla stessa bottega di Teodoro o perlomeno a lapicidi castionesi attivi all’interno della sua cerchia.

RingraziamentiPer l’aiuto durante questa ricerca tengo a ringraziare Giovanni Berti, Aldo Mio-

relli, Edoardo Tomasi.

dell’arte. Esperienze della Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, atti della giornata di studio (Trento, 27 maggio 2004), a cura di Luciana Giacomelli e Elvio Mich, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, 2007, pp. 145-146 (143-159).29 Vedi tuttavia la scheda inventariale conservata presso l’archivio fotografico della Soprintendenza per i beni culturali, compilata nel 1983 da Floriano Menapace (04-S91-OA/00032958).30 Per il quale si rinvia a Prisca Giovannini, Lastre e ‘rimessi’ di antipendi: indagine-campione sulle tecniche esecutive, in Scultura in Trentino, I, pp. 341-342 (337-387).

La statua di San Giovanni Nepomuceno a Passo San Giovanni di Fabien Benuzzi

74

16. Teodoro Benedetti, Altare della Madonna dell’Aiuto, Rovereto, chiesa di San Marco, dettaglio dell’an-tependio (riproduzione da Scultura in Trentino, I, p. 341)

15. Maestranze castionesi (bottega di Teodoro Benedetti?), Altare maggiore, Mori, chiesa di Santa Maria ab Indis (Arcidiocesi di Trento)


Recommended